Forbici, incenso e canfora: recensione di Maria Antonella D'Agostino

"Forbici, incenso e canfora" di Lu Min

Traduzione dal cinese di Fiori Picco - Fiori d’Asia editrice



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L'autrice Lu Min e il suo libro


Nella quarta di copertina si legge: … tre simboli che rappresentano in successione la carnalità, la spiritualità e la precarietà dell’uomo. Ho iniziato la lettura del libro con in mente questa precisa classificazione, ma ho trovato molto di più: una stretta connessione tra il simbolismo dei racconti e il ciclo vitale. Come un cerchio che si chiude, il necessario passaggio dalla carnalità, alla ricerca di spiritualità, fino alla consapevolezza della precarietà umana e quindi alla morte. Non è questo in fondo il cammino che segna la vita di ciascuno di noi? La carnalità è lo stato immediato con il quale fin dal primo vagito abbiamo a che fare, non ancora consci della precarietà che incombe su tutta la nostra esistenza e che ci induce, in modo più o meno conscio, ad una ricerca interiore e spirituale.

Così il racconto Forbici ci rimanda agli impulsi, ai sentimenti che ci costituiscono e ci inducono a vivere secondo le nostre particolari, seppur dolorose, scelte – che, se da noi stessi tradite, ci sviliscono al punto di poter decidere di rinunciare a vivere, come accade a Song.

Il secondo racconto, Incenso, fa sì riferimento alla ricerca di spiritualità, ma anche ad un altro importantissimo aspetto della vita terrena: il cambiamento. Protagonista del racconto è un monaco laico che a suo tempo aveva già evidentemente operato una trasformazione fondamentale scegliendo di vivere da eremita, accontentandosi dello stretto necessario. Fino a che una strana figura femminile non si è insinuata giorno dopo giorno nella sua vita, scombussolandola al punto da farlo entrare in crisi o forse a renderlo consapevole che in fondo il ruolo di monaco non gli si addiceva, spingendolo a tornare alla vita comune.

Canfora, infine, ci narra di un vecchio che sente avvicinarsi la morte e, rimasto solo, decide che è tempo di cominciare a provvedere al suo funerale. Un racconto, questo, delicato, tenero e toccante, che induce a riflettere. Anche qui spiccano altri elementi tipici della nostra precaria esistenza: non siamo solo carne e bisogni materiali, non siamo solo alla ricerca di un senso alla nostra vita. A ben pensarci, siamo fatti essenzialmente di ricordi e di speranze: il nostro corpo cambia, le nostre vite cambiano, prendono svolte inaspettate, ma i ricordi e le speranze ci accompagneranno fino alla fine, proprio come accade al vecchio Peng che, quasi al termine del suo percorso terreno, ripensa ad un amore lasciato a metà e rimasto celato come una piccola brace mai spenta, chissà per quanti anni e in quali meandri della memoria, mentre la sua vita percorreva strade completamente opposte.

Filo conduttore dei tre racconti, oltre che la narrazione del ciclo vitale e dei suoi elementi, sembra essere l’Ineluttabile: la morte non risparmia e così fa la sua comparsa, quando in modo cruento e come scelta (è il caso del suicidio di Song), quando legato al caso (come per Jiang) e quando secondo il naturale svolgersi degli eventi.

Maria Antonella D’Agostino

 

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Maria Antonella D’Agostino, materana, laureata in Scienze dell’Informazione, è appassionata di pittura, presepi, libri d’arte, poesia e narrativa. Più volte classificata ai primi posti in ambito di concorsi letterari su tutto il territorio nazionale, ha pubblicato le sillogi poetiche Rose appassite e schegge di cristallo (2007), Sfondando l’azzurro, sfiorando l’abisso (2011), Non sono Petali (2014) e Figlia di Tetide (2015), e infine Parallele (2021), tradotta anche in inglese e rumeno. È coautrice dei romanzi Il ragazzo col cappello giallo (2018), Una storia come tante (2019) e Il nome che mi hai dato – Maria la Maddalena, apostola degli apostoli (2020). Nel mese di dicembre 2021 ha pubblicato il romanzo H2O – Edizioni del Loggione, classificandosi al primo posto in una delle sezioni del Concorso letterario “R come romance” 2021. Suoi racconti e poesie sono pubblicati in svariate antologie, anche bilingue. È inoltre co-curatrice di antologie sia a carattere poetico sia narrativo. Ha scritto introduzioni, postfazioni e note critiche per diversi autori e tradotto in inglese il libro di poesie “Viceversi” della poetessa Daniela Lupi. Nel 2019 è stata ospite del Festival Internazionale della poesia Mihai Eminescu in Romania, dove ha allacciato rapporti di conoscenza con poeti provenienti da tutto il mondo. Dal 2012 è presidente dell’Associazione Matera Poesia 1995 ed è ideatrice del Premio Artistico-Letterario “Una cartolina da Matera”.

Sito web: https://marydagart.weebly.com